domenica 15 novembre 2020

Spaghetti shirataki di Konjac con frutti di mare e verdure

 

Cari amici, 

amo molto la cucina asiatica e, seppur è ancora possibile ordinare da asporto, ho provato a cimentarmi io stessa nella preparazione di uno dei primi che mi piacciono di più della cucina orientale. Per gli ingredienti sono andata un po' ''a sentimento'', ricordando i sapori che mi sembra di aver riconosciuto al ristorante giapponese degustando gli spaghetti di riso con frutti di mare  e verdure.

Per il mio piatto ho utilizzato però gli shirataki di konjac, una ''pasta- non pasta'' che ha pochissime calorie, tendenti allo zero, e che si trova disponibile in diversi formati noodels, spaghetti, fettuccine, lasagne e c'è anche il ''risino''. Questa ''non-pasta'' nasce dalla farina di konjac, una radice originaria dell'asia, in sostanza ...assomiglia alla pasta ma è una verdura! Pochissime calorie, zero carboidrati (cosa che la rende idonea per i regimi alimentari low-carb e per chi deve limitare gli zuccheri nella dieta), alto potere saziante. Il sapore è totalmente neutro, prende il gusto del condimento, la consistenza è simile agli spaghetti di soia, l'aspetto visivo è invece più simile agli spaghetti di riso. E' abbastanza lontana dal sapore della pasta di grano o di altri cereali, ma soddisfa il mio gusto, mentre a mio marito non piace molto perché la trova gommosa. Cucino spesso gli shirataki con le verdure e i frutti di mare o con le verdure e la carne tritata, mi piacciono anche con un sugo di pomodoro semplice o con un ragù alla bolognese, li gradisco meno con sughi ''in bianco'', ad esempio, panna e salmone. 




Ingredienti per 4 persone:

1 zucchina

1 carota

1 cipolla

1/4 di cavolo verza di medie dimensioni

1/2 di porro di medie dimensioni

frutti di mare 300 gr (io surgelati)

olio EVO

sale

pepe

salsa di soia

4 porzioni di shirataki (note nella preparazione)


Preparazione:

1. Lavare le verdure, eliminare le parti non edibili e tagliarle a julienne. Il cavolo, la cipolla e il porro in modo molto sottile. Per la carota e la zucchina, io uso un attrezzino apposito, ce ne sono diversi in commercio e di diverso prezzo, il mio è uno tra i più semplici, sembra un temperamatite gigante e il funzionamento è identico e serve ad ottenere un taglio simile a degli spaghetti di verdure, se non lo avete a disposizione un taglio alla julienne andrà benissimo. Vi posto comunque la foto di quello che utilizzo io:



2. Soffriggere la cipolla il porro in un paio di cucchiai d'olio EVO, preferibilmente utilizzando una pentola wok o una padella antiaderente, aggiungere il cavolo e lasciar andare finché non evapora l'acqua rilasciata dalla verdura in cottura. Aggiungere le carote, le zucchine e i frutti di mare, salare e pepare. Lasciar cuocere per qualche minuto e sfumare con un cucchiaio di salsa di soia, lasciar cuocere per una decina di minuti.

3. Per la cottura degli shirataki seguire le indicazioni sulla confezione. Quelli che ho utilizzato io sono in confezioni da 200 gr che corrispondono ad una porzione, ma per questa ricetta una di queste confezioni basta tranquillamente per due persone perché ci sono le verdure a rendere abbondante il piatto. Gli shirataki che ho utilizzato sono conservati in acqua (ne esistono anche di secchi), vanno sciacquati abbondantemente sotto l'acqua e poi possono essere saltati direttamente nel condimento/sugo. Io preferisco sbollentarli in acqua bollente per qualche minuto e successivamente saltarli con il sugo.

4. Saltare per qualche minuto gli shirataki con le verdure e due cucchiai di salsa di soia e il vostro piatto sarà pronto per essere servito.

venerdì 10 aprile 2020

Cullure di Pasqua - Tradizione calabrese





cullure pasquali cullura di pasqua cuzzupe cuzzupa calabrese


Le cullure rappresentano una delle preparazioni culinarie tradizionali del periodo pasquale, tradizione diffusa e radicata in calabria, ma anche nelle regioni limitrofe dove vengono chiamate con diversi nomi e preparate con delle varianti, dolci o salate.

La tipica ''cullura'' calabrese è una sorta di pane, salato, arricchito con olio e uova nell'impasto e come decorazione caratterizzante. La presenza dell'olio lo rende molto friabile, le forme più grandi appena sfornate sono molto soffici, nei giorni successivi induriscono un po', le forme più piccole ricordano più che un pane un biscotto salato da accompagnare alle uova sode e alla classica frittata pasquale.

La ricetta tradizionale prevede l'utilizzo del lievito madre o criscenta (termine dialettale in uso nella provincia di Cosenza). In passato, quando panificare tra le mura domestiche era la norma, la pasta madre si passava tra le massaie del vicinato, oggi, al tempo del corona virus, non c'è questo passaggio ma in molti si dilettano nella preparazione del lievito madre, vista anche la scarsità del lievito di birra!
Con l'uso della pasta madre i tempi di lievitazione si allungano, ricordo ancora che si impastava di notte in modo tale che l'impasto fosse pronto per le prime luci dell'alba, quando si accendeva il forno a legna. Mentre il forno raggiungeva la temperatura ottimale, consumando la legna e lasciando la brace, accostata poi in un lato del forno, si procedeva a dar forma alle cullure, che una volta formate necessitavano ancora di qualche ora di lievitazione.

Nella ricetta che andrò a presentarvi, riadattata per ingredienti, quantità e metodo di lavorazione, ho utilizzato il lievito di birra, presente sempre in quantità sufficienti nella mia dispensa, sin da tempi non sospetti! Non mi ero mai cimentata in autonomia nel preparare le cullure, con un forno ''domestico'' tra l'altro, fin ora avevo solo supportato manualmente la mia mamma nei momenti più faticosi della preparazione, rigorosamente a mano!

Prima di passare alla ricetta, vorrei raccontarvi la storia di questa tradizione.

L'origine si perde nel tempo, tra riti religiosi cristiani e pagani. Nella mia famiglia viene da sempre tramandata come tradizione religiosa, legata alla resurrezione di Cristo, corona (dal greco kollura), rituale beneaugurante con l'uovo come simbolo di vita e rinascita.
Dal '400, la Chiesa definisce Pasqua dell'uovo la festa della Resurrezione.

Nell'antichità, la tradizione si ricollega ai riti pagani legati alla primavera e, anche qui, torna il richiamo alla rinascita, alla terra, alla fertilità e alla vita.

Sacro e profano si fondono, arricchendo il simbolismo legato a questo particolare pane. La forma che viene data è diversa a seconda del sesso della persona a cui è destinata. Le cullure circolari sono destinate agli uomini, quelle di forma allungata alle donne, cosa che sembra richiamare la sacralità del simbolismo fallico associata al culto della fertilità. Per i bambini, si da una forma tondeggiante, piena, simile a un piccolo cestino, con un uovo nel centro. In passato, si preparava una collura per ogni membro della famiglia e, in alcuni casi, anche per alcuni parenti e vicini di casa, e infine una ''collettiva'' per Gesù. Lo scambio del pane della rinascita come dono che niente toglie e tutto da, un bene, un augurio di buona vita per chi lo fa e a chi lo riceve, come il seme che gettato su un terreno fertile genera nuova vita.

Il numero di uova incastonate nella cullura, in passato, indicavano ''l'importanza'' del membro familiare, capo famiglia, nonni avevano un numero di uova maggiore di altri membri, oggi questa associazione gerarchica è superata (per fortuna). Infine, qualora sull'uovo, in cottura,  si formino delle macchioline simili a gocce di caffè, ciò è beneaugurante, si dice che l'uovo è iuruto (fiorito), di nuovo è palese il richiamo alla primavera e alla rinascita dopo la lunga notte invernale e dopo le sofferenze della Passione di Cristo.

Le collure si preparano durante la settimana Santa per essere mangiate poi a Pasqua, dopo il periodo di privazione della quaresima.

Ingredienti: 


1 kg di farina
3 uova
200 ml di olio EVO
13/15 gr di sale
acqua q.b.
1 cubetto di lievito di birra fresco o lievito disidratato (+ 1 cucchiaino di zucchero)

n.b. io ho usato le bustine di lievito disidratato, sulla bustina era indicato dose per 500 gr di farina, quindi ne ho usate 2

Preparazione:


1. Sciogliete il lievito e lo zucchero in circa 100 ml di acqua tiepida e aggiungete circa un po' di farina prelevata dal totale fino a formare un panetto morbido, che sarà il nostro lievitino, coprite la ciotola e dedicatevi all'impasto principale.

2. In una ciotola, o direttamente sulla spianatoia, ponete la farina a cui aggiungerete nel centro le uova, l'olio e il sale. Cominciate a impastare, aggiungete altri 100 ml di acqua, e continuate la lavorazione, quando l'impasto risulterà ben amalgamato, incorporate il lievitino. L'impasto andrà lavorato per almeno 5 minuti, fino a che il lievitino sarà completamente assorbito nell'impasto principale. Formate una palla, allargatela leggermente formando un rettangolo e piegatelo su stesso in tre strati, come una brochure per intenderci. Lasciate riposare per circa mezzora, coperto con un po' di pellicola per alimenti e un canovaccio.

3. Dopo circa 40 minuti, riprendete la pasta, rimaneggiate un po' l'impasto e riformate le pieghe (brochure). Lasciate riposare, coprendo l'impasto sempre con la pellicola  e il canovaccio, per circa due ore o comunque fino al raddoppio.

4. Riprendete la pasta, allargatela un po' con le mani e stendetela in un rettangolo di 1,5 cm circa di spessore e dividetela in tante parti per quante collure volete fare, io ne ho fatte 4 come vedete dalla foto, sono circa 18/20 cm di diametro le tonde e 25 cm di lunghezza la lunga.

5. Per ogni pezzo di impasto ricavato, ricavate tre pezzi/filoni, due più grossi e uno molto più stretto, che diventerà il cordoncino per abbellire e fermare le uova.
I due filoni più grossi, lavorateli un po' per allungarli  e renderli lisci e cilindrici; uniteli insieme facendo dei torciglioni, allargateli in alcuni punti e inserite le uova (ben lavate, disinfettate con l'aceto, risciacquate e asciugate). Ora, prendete il filone più stretto, il cordoncino, lavoratelo per allungarlo e assottigliarlo, renderlo cilindrico, e passatelo attorno alle uova come un cappio (è ciò che rende meglio l'idea…) e per le parti senza uova arrotolatelo su se stesso (torciglione).
Se trattasi della colonna tonda, unite le due estremità, se è quella con la forma allungata sistemate un po' i bordi e lasciate così.





6. In forno, nella parte centrale cuocete a 200 gradi per una ventina di minuti. Saranno cotte quando oltre ad essere dorate, saranno anche ''leggere'', se le sentite troppo pesanti significa che sono ancora un po' crude all'interno.


collure calabresi acri

kollura calabrese



venerdì 13 marzo 2020

Torta cuor di cocco - cottura in friggitrice ad aria



Ingredienti:


200 gr di farina
40 gocce di diete.tic o 100 gr di zucchero
mezza bustina di lievito vanigliato per dolci
50 ml di olio di semi
4 cucchiai di cacao amaro in polvere
50 gr di cocco grattugiato
150 ml di panna (50 ml per l'impasto e 100 per il ripieno)
100 ml di latte di cocco (o latte vaccino)
burro e farina per lo stampo
3 albumi

Preparazione:


Prima di cominciare a preparare l'impasto: imburrate e infarinate la teglia che userete (la mia, 18 cm di diametro).

1. Montate gli albumi, non è necessario siano a neve ferma, unite l'olio di semi, il latte di cocco e 50 ml di panna; mescolate il tutto.
2. Aggiungete, setacciando, tutti gli ingredienti in polvere nella ciotola con gli ingredienti liquidi. Infine, il dolcificante o, in alternativa, lo zucchero.
3. In una ciotola a parte, amalgamate il cocco con la panna rimanente (100 ml), se lo gradite potete aggiungere qualche goccia di diete.tic o un cucchiaio di zucchero, per il mio gusto personale basta lo zucchero contenuto nella panna.
4. Pre-riscaldate la friggitrice ad aria a 160° per qualche minuto.
5. Versate nello stampo metà impasto al cacao, aggiungete cocco amalgamato con la panna, coprite con l'impasto al cioccolato rimanente.
6. Cuocete la torta nella friggitrice ad aria per una ventina di minuti.


Per chi vuole utilizzare il forno tradizionale, può seguire la ricetta apposita a questo link:  Torta cuor di cocco al forno